
Se lo ricordava bene quell’ultimo giorno, la sua adorata nonnina ormai 90enne che stava tirando gli ultimi momenti: era in rianimazione ormai da due settimane, dopo una vita invidiabile di buona salute e grande energia. Sembrava solo un raffreddore, tanto che dalla casa di riposo ci avevano messo alcuni giorni a capire che invece era l’inizio del disfacimento che l’aveva spedita in ospedale senza più coscienza. Cate era allora da poco entrata in specialità, anestesia e rianimazione, non che la cosa la entusiasmasse, anzi. Ma era l’unico posto disponibile per riuscire a entrare, almeno per quell’anno. E lei di tempo non voleva sprecarne, visto la fame di soldi e di libertà che aveva. Certo avrebbe preferito fare la pediatra neonatale e curare nuove vite piuttosto che confrontarsi con tutte le varietà di morte possibili, naturali o artificiali poco importa. Ma tant’è, non sempre si può fare ciò che piace nella vita, si era detta, meglio un posto sicuro oggi che anni di precaria attesa domani…Solo una settimana in servizio, ed eccola lì davanti alla nonna che rantolava…la nonna che l’aveva cresciuta dopo la morte dei genitori nell’incidente mentre andavano in vacanza, una ventina d’anni prima. Lei dormiva dietro e si era svegliata sottosopra, stava volando per aria, che diavolo stava succedendo? Ne era uscita quasi illesa, mentre per mamma, papà e fratellino niente da fare. Lo aveva capito subito, i soccorritori neanche riuscivano a guardarla in faccia, lei chiedeva e le dicevano solo di stare tranquilla che si sarebbe sistemato tutto.
Aveva visto la morte in faccia e aveva deciso che avrebbe lavorato per far crescere la vita, e infatti eccola lì a dibattere delle ultime tecniche per addormentare la gente sotto i ferri del chirurgo, per strappare le persone da morte sicura con in cambio il regalo di una vita da vegetale…quanti ne aveva visti negli ormai sei anni dal giorno in cui aveva messo per la prima volta piede in rianimazione, di persone che sarebbe stato bene morissero in pace, ma che la legge imponeva di trattenere per l’eternità…Se lo chiedeva ogni volta che ne arrivava uno nuovo, che cosa mi chiederebbe questa persona se potesse ancora capire cosa sta succedendo e se potesse manifestare liberamente la sua volontà? Certo, c’erano i parenti. Ma i legami emotivi fanno spesso travisare la realtà della fine, e una vita comunque sia può essere molto più semplice e consolatoria di una dolorosa perdita. Anche per lei era stato così, il giorno che aveva visto arrivare la nonna in reparto con ormai ben poche speranze. Le parlava, ma sapeva che non le avrebbe più risposto, se anche fosse rimasta ancora con lei. Non sapeva cosa augurarsi, se fosse morta avrebbe smesso di soffrire, ma Cate sarebbe rimasta completamente sola e la nonna era l’ultimo brandello di qualcosa di simile a una famiglia che le rimaneva.

Erano rimaste ambedue sospese in questo limbo per due settimane, poi Cate aveva compreso come realizzare il suo desiderio di lavorare per far crescere la vita, la vita eterna.
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